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Sfi de
di Italo FIORIN
Pedagogista
La sfida dei social
arshall McLuhan riassume in una frase il peso che i media assumono nella nostra vita: The medium is the
Mmessage, ossia il mezzo di comunicazione che utilizziamo è esso stesso comunicazione, e ha un’in-
fl uenza anche maggiore dei messaggi che vogliamo trasmettere. McLuhan si riferiva, negli anni Sessanta del
secolo scorso, all’infl usso di media quali la stampa, la radio e la televisione. Non è però diffi cile attualizzare tale
rifl essione. Nella società iperconnessa di oggi questo ruolo lo rivestono soprattutto i social network, frequentati
sempre più massicciamente da persone di ogni età e di ogni posizione sociale. La semplicità di utilizzo, unita
all’effi cacia comunicativa, fanno sì che ormai anche le comunicazioni uffi ciali siano, se non sostituite, affi ancate
e spesso precedute da “cinguettii” e post.
Quali conseguenze ha tutto questo? In che modo la comunicazione attraverso i social rappresenta, essa stessa,
un messaggio e quindi ci infl uenza?
Le reazioni che questi messaggi suscitano sono in larghissima parte “binarie”, come se esistessero solo due
stili emotivi: l’entusiasmo o la rabbia. Il giornalista G. Rancilio, sul quotidiano Avvenire dell’8 gennaio 2021,
paragona questo modo di reagire a una patologia chiamata splitting, un meccanismo di difesa che fa vedere,
alle persone che ne sono affette, tutta la realtà in bianco o nero, priva di qualsiasi sfumatura.
Vivere immersi in questa dimensione ha delle conseguenze preoccupanti, delle quali forse non siamo adegua-
tamente avvertiti. Non solo i social registrano tassi di litigiosità elevati, contrapposizioni tanto drastiche quanto
prive di qualsiasi sfumatura, ma, giorno dopo giorno, una frequentazione acritica porta progressivamente a ve-
dere le cose in maniera ipersemplifi cata, e, proprio come nella patologia dello splitting, si comincia a pensare
che la realtà ci metta sempre di fronte a scelte radicali: agli interlocutori si dà una assoluta fi ducia o li si detesta;
riguardo alle idee o scatta una adesione fi deistica o, in modo altrettanto dogmatico, le si rigetta. Senza esserne
consapevoli si fi nisce così per scivolare in una realtà parallela, virtuale, rassicurante, all’insegna delle proprie
solide certezze.
Ma la realtà è ben diversa da questa sua caricatura, e richiede, per essere esplorata, un pensiero capace di
muoversi nella complessità, di sostenere l’incertezza e di procedere nella consapevolezza che i problemi con i
quali ci confrontiamo non hanno soluzioni semplici e univoche, che ci sono molteplici punti di vista che vanno
considerati. Chi soffre di splitting non è invece capace di tollerare l’incertezza, e nemmeno la diversità di opi-
nione.
Se non si riesce a contrastare questo fenomeno, dobbiamo attenderci il moltiplicarsi su larga scala di forme di
fanatismo, l’irrisione del pensiero scientifi co (che per sua natura è controintuitivo e in perenne ricerca), l’incapa-
cità di dialogo, addirittura l’ostilità verso tutto ciò che è diverso e sembra sfi dare certezze considerate assolute.
Scrive in proposito il citato Rancilio: «A furia di seguire chi urla di più e di cercare lo scontro per divertimento,
per un like o solo per noia, giorno dopo giorno, stiamo perdendo la capacità di accettare non solo che il mondo
non sia solo bianco o nero, ma anche che ogni persona abbia opinioni a volte contrastanti e spesso diverse dalle
nostre. E soprattutto che la maggior parte delle questioni siano complesse e quindi abbiano bisogno di tempo e
di impegno per essere analizzate e comprese a dovere».
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NUOVO NEWS n. 221 marzo 2021