GULLIVER FORMAT
- 4 settembre 2009
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per competenze. Siamo in una fase di trasformazione culturale e
pedagogica, di ricerca, che ha alle spalle anche un lungo percorso
istituzionale, sia di matrice europea che nazionale, che sta cam-
biando il lessico, le relazioni con il sapere e le discipline dentro la
scuola e i rapporti tra la scuola e la società. Sta cambiando anche
il repertorio di strumenti e i linguaggi con i quali gli insegnanti
si sono accostati tradizionalmente all’attività educativa, giorno
per giorno.
La relazione del professor Baldacci e le successive puntualizza-
zioni, attuate con il concorso dei partecipanti, hanno permesso
di evidenziare che la riflessione teorica e la fondatezza scientifi-
ca, argomentata e problematica delle premesse su cui si lavora,
sono una condizione essenziale per fare una buona scuola. Senza
una precisazione di confini, di indicazioni sui riferimenti teorici,
non è possibile fare un buon percorso formativo. Abbiamo colto
che vi sono alcune questioni molto importanti da tener presenti
per la costruzione di una progettazione attenta ai contesti e alle
esigenze degli alunni. Innanzitutto occorre porre la questione
del metodo nell’istruzione, in maniera netta, chiara, per evitare
la confusione, l’indifferenza dei metodi rispetto ai risultati; un
richiamo a riportare l’attenzione sui processi. La focalizzazione
sui risultati, connessa a pratiche valutative, non deve oscurare
il lavoro quotidiano attento a curare la crescita di ogni allievo.
Usiamo il termine “curare” nella pienezza dei suoi significati che
includono tutti gli elementi che fanno parte del processo educa-
tivo, ambientale, culturale, affettivo.
Occorre una progettazione che non sia formale, ma strutturata
come percorso interiorizzato dell’insegnante, attenta a cogliere
gli indizi che giornalmente i nostri allievi ci danno, e sui quali
possiamo operare con un’osservazione attenta e una riflessione
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