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va lasciato una traccia. Quei cinquanta cavalieri rossi silenziosi erano dunque
           30 gli uffi  ciali del re?

                – Perché guardate tutti   verso le colline? È là che dovete andare?
                Gli occhi del cavaliere risposero alla ragazza: uno sguardo profondo, ma anche

                vagante nel vuoto, un messaggio che cade da un precipizio e si perde nel vento.
                Allora Marel osò ancora di più: aff errò dolcemente la fascia di seta che copriva

           35 metà volto del cavaliere, il quale non glielo impedì. Il viso era quello di un gio-
                vane uomo abituato al comando, forte, deciso, ma aveva in sé una delicatezza

                straordinaria. Anche sulle labbra Marel poté leggere i segni della malinconia.
                – Siete venuti  per proteggerci? C’è un pericolo per Nagar?

                Gli occhi del cavaliere persero un po’ di luce. E Marel comprese che era quello
           40 l’unico modo di rispondere del giovane uomo. No, non siete qui per questo mo-

                ti vo. Allora avete una missione da compiere e siete qui soltanto per riposarvi. È
                giusto, signore?

                Gli occhi dell’uomo ripresero luce e Marel sorrise: aveva fi nalmente la conferma
                che lui la stava ad ascoltare e rispondeva alle sue domande, alla sua maniera.

           45 Fece un’altra domanda, la più importante di tutt e:
                – Perché non potete parlare? Che cosa vi è successo?

                Lo sguardo del cavaliere divenne cupo e le labbra si serrarono un poco.
                – Ho capito, forse è un segreto che non potete rivelare. È giusto?

                La luce degli occhi del cavaliere disse che la ragazza aveva ragione.
           50 – Vi sto infasti dendo con le mie domande? Vi siete off eso, signore, quando ho

                tolto dal vostro viso la seta nera?
                No, disse un sorriso dolce.

                – Siete un uffi  ciale, vero? Voi comandate questo gruppo di uomini?
                Sì, era proprio lui.

           55 – E voi conoscete il principe Kantor?
                La luce degli occhi del giovane somigliò sia all’alba che al tramonto. Marel non

                capì bene, ma intuiva che quegli uomini avevano a che fare davvero con il fi glio
                del re. Senza una precisa ragione allungò ancora la mano verso la striscia di

                seta nera che copriva il collo dell’uffi  ciale e la spostò. Lui non si oppose. E Marel
           60 vide, appeso ad una catena d’argento, un medaglione d’oro. Lo prese in mano

                e, sott o il chiarore della luna, scorse un leone rampante.
                Quello era il simbolo della dinasti a di Zaas. In basso, sott o le zampe posteriori

                del leone che pareva ruggisse e si staccasse, con un balzo, dallo sfondo dorato,
                vide una K.

                                        (rid. e ad. da Fasanotti   P.M. (1990), I cavalieri del silenzio, Nuove Edizioni Romane, Roma)


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