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Attività aggiuntive “Nuovo Gulliver News” – MARZO 2023
        5                       STORIA
               ª









        erano: controllare il lavoro dei magistrati, accettare o rifiutare le proposte

        di legge, decidere le operazioni militari.

                                                                                             (rid. e ad. da fonti varie)



        Testo 2

                                                 Elezioni a Roma

        Il giorno prima delle elezioni si svolgeva un’assemblea chiamata concio

        in cui i consoli presentavano i candidati, coloro che si presentavano alle

        elezioni, i quali indossavano una toga candida (da qui il nome “candi-
        dati”), simbolo di integrità morale e onestà. Questi non si presentavano,

        come oggi, con un partito e un programma dettagliato delle riforme da

        attuare una volta eletti: l’attenzione, infatti, era posta sulla loro onestà in

        quanto esseri umani. Erano gli stessi cittadini a organizzare delle specie

        di campagne elettorali durante le quali mettevano in luce tutte le qualità

        degne di nota di un preciso candidato.

        Il giorno dell’elezione, i cittadini si riunivano in un luogo a ciò deputato
        (nel I secolo a.C., ad esempio, era il Campo Marzio) e si mettevano in fila

        per votare lungo i septa, (35 corridoi delimitati da divisori inizialmente di

        legno, poi di pietra). In fondo ai septa vi erano dei pontes di legno tramite

        i quali gli elettori giungevano a un palco dove avveniva effettivamente il

        voto. Gli elettori, uno per volta, erano chiamati per nome e condotti di

        fronte a un funzionario (rogator) che prendeva nota, tramite un punto,

        delle loro preferenze su una tavoletta cerata in cui erano scritti i nomi dei

        candidati. La votazione venne espressa per molto tempo in forma orale,

        quindi la propria scelta era dichiarata apertamente. Solo nel 139 a.C., su
        forte pressione del popolo, venne introdotto il voto segreto con la Legge

        Gabinia tabellaria. Si cominciò, infatti, a usare una tabella (una tavoletta

        cerata individuale) su cui l’elettore scriveva il nome o l’iniziale del can-

        didato prescelto e che veniva poi deposta in un’urna (o cista). L’urna era





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