Atti del convegno
- 27 Ottobre 2008
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centrata sugli esiti del percorso trascurando il valore del proces-
so messo in atto.
L’idea, che sembra percorrere strati sempre più ampi della socie-
tà, è che dare il voto significhi più serietà e maggiore rigore negli
studi. Sappiamo, invece, che la valutazione terminale di un pro-
cesso di apprendimento, sommativa e conclusiva, è solo un mo-
mento indispensabile ma non esaustivo dell’intero processo va-
lutativo. Decidere per il voto o per il giudizio non può e non deve
modificare nulla di quanto viene praticato nelle nostre scuole in
termini di valutazione diagnostica, formativa, in itinere.
Utilizzare la forma numerica si colloca in una dimensione co-
municativa rispetto alle famiglie, la scelta è verso la manifesta-
zione esplicativa (forse più chiara?) di un processo complesso,
continuo e unitario.
Occorre, pertanto, interrogarsi sull’idea stessa di valutazione,
chiedersi cosa valutare nella prospettiva della costruzione di un
curricolo per competenze. Oggetto di valutazione saranno i pro-
cessi, gli esiti, i soggetti o cosa? Forse è tempo di ripensare e
precisare le dimensioni della valutazione.
La valutazione scolastica è stabilita, generalmente, dal confron-
to dei risultati ottenuti dagli alunni con i risultati attesi e prede-
finiti dai docenti. È da questo confronto che si definiscono giudizi
(oggi voti) sul livello di apprendimento.
Quando si vuole enfatizzare l’oggettività si utilizzano soprattutto
prove standardizzate.
Attraverso un sistema meramente finale e sommativo possiamo
definire unicamente il successo oppure l’insuccesso, suggerire
interventi di rinforzo o di recupero. Spesso l’utilizzo di metodi
sommativi vengono orientati unicamente in una prospettiva se-
lettiva che pone gli alunni quali oggetti e non soggetti del pro-
cesso formativo. Per dirla con D. Pennac
“Ogni sera della mia
infanzia tornavo a casa perseguitato dalla scuola. I miei voti sul
diario dicevano la riprovazione dei miei maestri. Quando non ero
l’ultimo della classe, ero il penultimo. (Evviva!).”
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