Page 18 - DEMO Diario di scuola
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di commentare con me l’episodio.
            – Aspettiamo di capire come sono andate le cose… – provo
            a dire io.
            –  Cosa  vuoi  aspettare?  Gli  ha  tagliato  la  lingua!! Ti  rendi
            conto?
            – Sì, ma…
            – Nessun ma, questa è indifendibile, non cominciare a trovare
            giustificazioni anche adesso.
            – No, è che…
            – È che cominci già ad arrampicarti sui muri!
            – Non hai idea di quanta pazienza e fermezza ci voglia per
            lavorare con i bambini…
            – Oh Giovanna! Son bambini alla fin fine! E cosa sarà mai!
            – Ma prova! Sai quanti maleducati ci sono? Sai com’è faticoso
            farsi ubbidire? Ci vogliono a volte cervello e nervi d’acciaio.
            – Ma non hai letto i giornali ultimamente? Il cervello ve lo
            siete bevuto e l’acciaio venduto! Hai letto quanti sono i fuori
            di melone seduti in cattedra? Ce li hai presente o no certi
            professori di tua figlia?
            Io sono perplessa perché è vero che tra noi docenti, maschi
            e femmine, possono esserci e ci sono, come in mille altre
            categorie di lavoratori, personaggi strani, particolari, in alcuni
            casi molto vicini alla patologia. Perché stupirsene? Piuttosto,
            santo  cielo,  prima  di  crocifiggere  una  categoria  intera
            cerchiamo  di  circoscrivere  il  problema  e  trovare  soluzioni
            serie.
            Perché  non  dire  che  l’insegnamento  non  è  un’attività  da
            prendere alla leggera, anzi varrebbe la pena di specificare
            che è un lavoro che richiede grandi capacità relazionali ed
            empatiche,  un  vissuto  ricco,  una  buona  dose  di  sicurezza



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