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Bambini cittadini

                                                                            di Italo FIORIN
                                                                                  Pedagogista






                           Scuola, ambiente ospitale









              hiamiamo la scuola che accoglie i bambini dai tre ai   bambini che vivono situazioni di precarietà molto diverse,
          Ccinque anni “scuola dell’infanzia”. In realtà, sarebbe   ma che hanno in comune la necessità di crescere veloce-
          più corretto dire “scuola delle infanzie”. Nel primo arti-  mente. Bambini figli di migranti, bambini che hanno spe-
          colo di questa serie ho tratteggiato una di queste infanzie,   rimentato un lutto in famiglia, bambini che vivono nella
          quella dei “nuovi” bambini figli di una famiglia affettiva,   povertà e nella marginalità, bambini che hanno conosciuto
          che si affacciano alla scuola con un patrimonio di espe-  separazioni… Questi bambini sanno della vita.
          rienze molto ricco sul piano delle relazioni con gli adulti,   Bambini della partecipazione e bambini della prepara-
          con abilità linguistiche e sociali elevate, ma anche con i   zione, che mai si incontrerebbero in altri ambienti, nella
          condizionamenti di chi vive in ambienti iperprotettivi, af-  scuola si trovano insieme a condividere gli stessi spazi,
          fiancati da persone preoccupate di far loro sperimentare   sedere vicini, giocare, mangiare, conversare, litigare, fare
          esperienze positive, molto stimolati sul piano cognitivo,   pace fianco a fianco.
          nutriti sul piano affettivo, ma anche prigionieri dell’ansia   La scuola è quell’ambiente sociale nel quale le diversità
          dei tanti adulti che li circondano e organizzano la loro   si incontrano e, se sa essere ospitale, si armonizzano,
          vita. Sono bambini che provengono da ambienti fami-  nella trama delle tante relazioni che consentono scambi,
          liari e sociali ricchi di relazioni e stimoli sul piano socio-   apprendimenti reciproci, arricchimenti di esperienza al-
          emotivo e cognitivo. Rita Gay li chiama “bambini della   trimenti impossibili. Quanto scrive Ivo Lizzola a propo-
          preparazione”, bambini ai quali si concede il tempo per   sito di bambini nativi e provenienti da altre culture vale
          prepararsi a diventare grandi. Ci sono infanzie conside-  per tutte le diverse infanzie che abitano la scuola: «Tutti
          rate così, periodi di preparazione alla vita adulta.  i bambini, figli di “nativi” o di “migranti”, già nei primi
          Ma a scuola giungono anche altri bambini, altre infanzie,   anni della loro vita tracciano infatti cammini cognitivi ed
          che sperimentano altre fasi di sviluppo, altri periodi, molto   affettivi differenziati, via via aprono delle distanze anche
          più intensi, in qualche modo già raggiunti dalla durezza   radicali tra le infanzie» .
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          della vita, “bambini della partecipazione” . Ci sono con-  Se le loro traiettorie di vita procederanno separate, que-
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          dizioni di vita e ambienti culturali nei quali molto presto   ste distanze sono destinate ad accrescersi, a diventare
          i bambini possono essere chiamati a partecipare alla vita   un divario invalicabile. Ma se la scuola sa essere acco-
          familiare, sociale e lavorativa, in molte forme e con re-  gliente e competente, sa farsi luogo dell’incontro e di un
          sponsabilità e ruoli specifici. Sono bambini che crescono   meticciamento positivo, si apre la possibilità di cambiare
          in ambienti avversi, in situazioni di precarietà economica,   il destino. E in questo modo tutti ne guadagnano, tanto
          di svantaggio culturale, di vulnerabilità.           i bambini della preparazione, quanto quelli della parte-
          Se i bambini della preparazione sono condizionati dal vi-  cipazione, che reciprocamente si influenzano e si com-
          vere un’esperienza protetta e di addestramento, i bambini   pletano. Così, fin dai primi anni della loro vita, imparano
          della partecipazione devono sviluppare molto precoce-  questa difficile arte di essere amici, diversi per una infinità
          mente l’autonomia, imparare a badare a sé stessi e spesso   di aspetti, ma eguali per tanti altri, imparando ad appren-
          anche a prendersi cura degli altri (i fratellini o le sorelline   dere l’arte di vivere felicemente in compagnia di persone
          più piccole), delle loro cose, delle faccende di casa. Sono   diverse da loro.


          1.   Si deve alla psicologa ed educatrice Rita Gay l’aver coniato le espres-  2.  Lizzola I. (2016), La scuola, le famiglie e i soggetti sociali, in Scuola
            sioni “bambini della preparazione” e “bambini della partecipazione”.  e Formazione, CISL.

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