Page 270 - Nuovo Gulliver News Marzo 2022 - Rivista Versione Web
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        Chiediamo ai bambini se avevano già sentito parlare di Ercole e

        che cosa sanno di questo personaggio. Poi chiediamo di nomi-

        nare altre personalità e divinità della mitologia greca; se non do-

        vessero conoscerne citiamole noi accennando brevemente il mito

        che le riguarda e dicendo loro che ognuna è conosciuta sia con il

        nome derivante dal greco, sia, più spesso, con il nome derivante

        dal latino. Al termine, organizziamo gli alunni a coppie coopera-

        tive e distribuiamo a ciascuna una copia dell’attività n. 1.


             ATTIVITÀ n. 1

          Leggete il testo, poi rispondete alle domande.
                                      Ercole e le mele d’oro delle Esperidi

          L’ultima fatica di Ercole consisteva nel rubare le mele d’oro del giardino delle Esperidi.
          Dopo aver viaggiato per centinaia e centinaia di giorni cercando informazioni su dove si tro-
          vasse il giardino, Ercole arrivò dal titano chiamato Atlante, un gigante che sulle sue enormi
          spalle reggeva tutto l’Universo. Atlante era sudato e stanco: da migliaia di anni portava quel
          peso immenso. Ercole gli raccontò la sua missione e gli spiegò quanto fosse importante per lui
          avere quelle mele d’oro per ritrovare la felicità perduta.
          «Nessuno può andare nel giardino delle Esperidi e cogliere le mele. Nessuno tranne me, che sono
          il loro padre. Ma volentieri ci andrò io e le coglierò per te» gli disse Atlante. «Mentre vado a pren-
          derle, però, tu dovrai sostituirmi e reggere l’Universo finché non torno.»
          «D’accordo» gli disse Ercole, che non aveva scelta.
          Sostenere quel peso infinito non fu certo facile, anche per uno forte come lui. Atlante tornò dopo
          pochi giorni, ma a Ercole erano sembrati secoli. «Eccoti le mele d’oro» gli disse Atlante, e subito
          aggiunse: «Senti, portare per millenni l’Universo è stato davvero faticoso e sono un po’ stanco. Vi-
          sto che tu sei stato così bravo a reggerlo al posto mio, che ne diresti di sostenerlo ancora un po’,
          diciamo qualche annetto, così mi riposo un pochino?».
          “Atlante mi ha teso una trappola” pensò Ercole. “Se accetto sparisce e io resto per sempre qui,
          a sostenere tutto l’Universo, devo subito escogitare qualcosa.”
          C’era una sola cosa da fare: giocare d’astuzia. «Ma certo, Atlante, amico mio, te lo reggo con
          piacere» gli rispose Ercole. «Ti chiedo solo un favore. L’Universo mi provoca un fastidioso pru-
          rito sulle spalle, lo terresti un momento sulle tue, mentre io mi sistemo un panno sulla schiena
          per stare più comodo? Poi lo riprendo subito.»
          «Sicuro, non c’è problema» rispose Atlante, felice di essersi tolto quel peso che gli gravava ad-
          dosso dalla notte dei tempi. Ma appena il titano si fu ripreso l’Universo, Ercole afferrò le mele
          d’oro e scappò via di corsa.
          «Scusa Atlante, vado di fretta» gli gridò quando era già lontano, mentre il gigante malediceva
          la sua ingenuità e l’astuzia di Ercole.
                                                                 (rid. e ad. da Fo J., Parini S., Le fatiche di Ercole, Gallucci)




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