Page 10 - DEMO Diario di scuola
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che diritto ho io di stressarla con tanto anticipo?
Io brontolo ancor di più, reclamo perché, da come va il
mondo, finisce che resto la sola scema ad avere dei doveri
mentre per gli altri si moltiplicano i diritti. Per sottolineare
la solennità del primo collegio mi sistemo per il meglio e
mi trucco pure, poi parto, non mi fermo per il solito caffè
perché, per un’abitudine che oramai è diventata tradizione,
so che il caffè lo berrò con le colleghe del plesso. E questo
è uno dei pochi pensieri felici che mi sono spuntati in testa
questa mattina.
Quando sono davanti alla sede della Direzione, impegnata
nella laboriosa operazione del parcheggiare, mi prende una
botta di panico: un altro anno!
Ma chi me lo fa fare di dannarmi per il predicato nominale
o di sgolarmi per i capoluoghi di provincia, per la carta che
non deve essere buttata a terra o per i numeri decimali, se
quest’anno mi dovesse capitare, come a volte succede per
ragioni di orario e di organizzazione di plesso, di diventare
esperta in matematica.
Potrei cambiare lavoro o forse no, perché, diciamoci la verità,
cosa mai potrei fare a quarantasei anni?
Sono troppo vecchia per il mercato del lavoro.
E sono troppo giovane per la pensione.
Intanto ho parcheggiato; entro in direzione e mi dirigo verso
quella che pomposamente chiamiamo “aula riunioni”, prima
di arrivarci sento le voci, tutto un salutare che mi pare persino
allegro.
Il primo collegio docenti dopo l’estate è sempre un po’
speciale, tutti siamo più freschi, abbronzati, ben vestiti; in
effetti le facce che salutano quando entro in aula magna
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