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Parole troppo grandi / 5

                                                                            di Italo FIORIN
                                                                                  Pedagogista





                                             CURRICOLO







              ella tradizione della scuola dell’infanzia la parola   rario di insegnamento, secondo le quattro domande che
          N“curricolo” appare tardi, e, almeno apparentemente,   Tyler pone alla base della sua impostazione: dove voglio
          trascinata dalla scuola primaria, che negli anni Settanta in-  arrivare? Cosa mi serve per arrivare là dove desidero? Come
          comincia a utilizzarla interpretandola come un modo per   fare per arrivarci? Come essere sicuro di aver raggiunto
          rapportarsi ai Programmi nazionali. La dicitura adoperata   quanto mi proponevo? In altre parole: quali gli obiettivi, i
          era “programmazione di tipo curricolare”, e voleva signifi-  contenuti, i metodi, la valutazione dei risultati?
          care l’introduzione di una metodologia progettuale focaliz-  Questo modello ha il merito di sottolineare l’importanza
          zata su obiettivi definiti con chiarezza, attenta al contesto,   dell’intenzionalità dell’azione didattica, guidata dalla de-
          improntata alla trasparenza, gestita in maniera collegiale.   finizione degli obiettivi, descritti in termini di comporta-
          Nella scuola dai tre ai cinque anni si preferiva parlare di   menti che un alunno deve esibire al termine di un percorso
          progettazione educativa, una progettazione non di tipo top   dettagliatamente scandito. Per quanto interessante e non
          down, ma costruita dal basso, che scaturisce dall’ascolto e   privo di pregi, questo modello ci appare troppo centrato
          dall’osservazione dei bambini, dalla valorizzazione delle   sul paradigma dell’insegnamento e sulla logica dei risultati.
          loro iniziative, dall’estensione delle loro curiosità, attra-  Molto più rispondente alle esigenze attuali è il secondo
          verso un accompagnamento non invasivo, un agire indi-  orientamento, centrato sull’insegnare ad apprendere, nel
          retto, una regia finalizzata a mettere al centro pensieri,   quale viene data importanza più ai processi che ai pro-
          desideri, esigenze, azioni ed emozioni dei bambini.  dotti. Quello che si vuole stimolare è il pensiero critico, le
          La scuola dell’infanzia non aveva Programmi da applicare,   strategie procedurali attraverso le quali gli alunni cercano
          ma Orientamenti pedagogici che lasciavano molto spazio   di pervenire alle conoscenze, reagiscono ai problemi ed
          alla progettualità delle educatrici. Con l’autonomia scola-  esplorano la realtà. Questo tipo di curricolo ha come co-
          stica di inizio anni Duemila l’intero sistema di istruzione   strutto centrale quello della competenza.
          vede la scomparsa dei Programmi nazionali, ora sostituiti   Le Indicazioni nazionali si iscrivono in questo orienta-
          dalle Indicazioni nazionali per il curricolo. E il riferimento   mento, che ha nei traguardi di sviluppo delle competenze
          al curricolo viene esteso anche alla scuola dell’infanzia.  il punto di riferimento.
          Una sconfitta della tradizione del progetto educativo, una   Perseguire traguardi di sviluppo è ben diverso dal definire
          sottomissione a quella cultura del curricolo verso la quale   in anticipo obiettivi comportamentali da raggiungere, pena
          la scuola dell’infanzia aveva nutrito tanta diffidenza, una   l’insuccesso. A differenza degli obiettivi comportamen-
          subordinazione alla logica dei segmenti di istruzione suc-  tali (saper fare questo, saper fare quest’altro…), le com-
          cessivi? Tutt’altro. Se esaminiamo le Indicazioni nazio-  petenze sono per gli insegnanti tanto il punto di partenza
          nali possiamo constatare come l’idea di curricolo che vi   (il livello al quale un bambino è arrivato) quanto il punto
          viene prospettata è molto più vicina alla cultura pedago-  di riferimento irraggiungibile, ma che spinge a migliorare
          gica della scuola dell’infanzia che a ogni altro ordine e   continuamente (chi è competente, non lo è mai sufficien-
          grado scolastico.                                    temente, ed è motivato a diventarlo sempre di più, in una
          Di curricolo possiamo parlare in tanti modi, perché non   ricerca che dura tutta la vita).
          esiste una concezione univoca. Ma la molteplicità dei   Ma il tema dei traguardi di sviluppo non è originale, non
          modelli curricolari può essere ricondotta a due principali   nasce dalle Indicazioni per il curricolo della scuola del
          orientamenti, il primo focalizzato sugli obiettivi da rag-  primo ciclo, lo ritroviamo già negli Orientamenti del ’91,
          giungere, il secondo sui processi da sviluppare.     che formalmente erano considerati ancora “Programmi na-
          Il primo orientamento ha in Ralph Tyler il principale ispi-  zionali”, ma che in realtà possiamo oggi riconoscere come
          ratore, e si caratterizza per la razionalizzazione dell’itine-  le prime Indicazioni, anche se non ancora chiamate così.


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