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Bambini cittadini
di Italo FIORIN
Pedagogista
Quando a prendersi cura è il bambino
l tema della cura è al centro dell’attenzione educa- ficato che vi viene attribuito. Il testo continua segnalando
Itiva, non solo della scuola dell’infanzia. Le cronache l’importanza del dialogo che scaturisce dalla riscoperta
quotidianamente ci parlano del dolore degli adolescenti, della reciprocità, dell’attenzione all’altro punto di vista,
del loro disagio che spesso non trova ascolto nella scuola del riconoscimento delle diversità di genere, dei diritti e
e del bisogno che hanno di essere riconosciuti nella loro dei doveri… Lo scopo è quello di «porre le fondamenta di
singolarità, accolti, non lasciati soli. Molti pedagogisti un comportamento eticamente orientato, rispettoso degli
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pensano che se la scuola imparasse a dare questo tipo di altri, dell’ambiente e della natura» . Successivamente, tanto
attenzione, non limitando il suo compito alla trasmissione il documento Indicazioni nazionali e nuovi scenari (del
dei contenuti culturali o allo sviluppo delle competenze 2018) quanto la legge n. 92/2019 sull’educazione civica,
disciplinari, ritroverebbe un senso agli occhi di molti ra- muovendosi in continuità, richiamano anche la scuola
gazzi che ora la sentono estranea. Bisogna riconoscere che dell’infanzia al compito di promuovere tale educazione,
questo auspicio non riguarda la scuola dell’infanzia che, considerata fondamentale. In che modo può avvenire l’e-
tradizionalmente, ha al centro della sua preoccupazione ducazione civica nella scuola dell’infanzia? Non, certa-
il prendersi cura. La scuola dell’infanzia si prende cura mente, imponendo lezioncine morali ai bambini. L’unico
della mente dei bambini, così come della loro affettività o modo efficace è quello dell’esperienza diretta. «Se faccio,
della loro dimensione relazionale e sociale; insomma, si capisco» è il grande motto di John Dewey, che trova qui
prende cura del bambino “intero”. La cura comporta una tutta la sua attualità. I bambini possono capire, attraverso
attenzione specifica e non generica, individuale e non il fare, e il fare consapevole. E “fare”, quando parliamo
standardizzata, molto concreta, molto situata. È possibile di educazione alla cittadinanza, significa prendersi con-
solo all’interno di una relazione personale. Purtroppo, ciò cretamente cura. Sono molte le esperienze che testimo-
che nella scuola dell’infanzia appare come una consape- niano quanto sia formativo per i bambini il prendersi cura
volezza acquisita, negli altri gradi scolastici non è affatto degli altri, dell’ambiente. Un approccio pedagogico par-
scontata, anzi; soprattutto nella scuola secondaria, molti ri- ticolarmente efficace, che ormai molti insegnanti hanno
tengono improprio, perfino impensabile, il prendersi cura. imparato a conoscere e a praticare, è il Service Learning.
L’idea di fondo è molto semplice. Se una persona fa qual-
BAMBINI PROTAGONISTI DELLA “CURA” cosa per rispondere al bisogno di un’altra persona, o a un
Se nella scuola dell’infanzia il prendersi cura è un valore problema presente nell’ambiente, non soltanto offre un
acquisito e praticato, c’è tuttavia un’altra prospettiva che prezioso contributo sul piano sociale o ambientale, ma di-
sarebbe altrettanto bene utilizzare, considerando le bam- venta più competente e umanamente più ricca. Non solo
bine e i bambini non solo come destinatari della cura, ma dà, ma riceve. Lo sapeva bene Donald Winnicott quando
come protagonisti. Sono state le Indicazioni nazionali del ci ricordava: «Nessuno si accorge che i bambini hanno
2007 a introdurre, accanto alle tre tradizionali finalità della più bisogno di dare che di ricevere». Essere cittadini attivi
scuola dell’infanzia (sviluppo dell’identità, dell’autonomia, e responsabili si impara facendo. E si inizia a imparare fin
della competenza) una quarta finalità: la cittadinanza. «Vi- da bambini. Non c’è altro modo di apprendere, nemmeno
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vere le prime esperienze di cittadinanza significa scoprire per gli alunni degli altri gradi di scuola. Questo è quanto
l’altro da sé e attribuire progressiva importanza agli altri e ai la scuola dell’infanzia ci ricorda: non si diventa cittadini
loro bisogni» , così inizia il paragrafo che descrive il signi- attivi, consapevoli e responsabili ascoltando e ripetendo,
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ma partecipando da protagonisti, imparando a dare. E nes-
suno è così piccolo da non poterlo fare.
1. Le Indicazioni nazionali del 2007 erano sperimentali. Dopo la revisione
del 2012 sono state formalmente adottate e sono attualmente in vigore.
2. Ministero dell’Istruzione (2012), Indicazioni nazionali per il curricolo
della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, p. 16. 3. Ibidem.
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Progetto TRE-SEI Gulliver n. 236