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Oggi però nel mondo alcuni studiosi contano diverse ci-
viltà. La civiltà occidentale (con le sue varianti europea, © Freepik.com
angloamericana e sudamericana), la cinese, l’indiana,
la giapponese, l’islamica. Esse rappresentano ancora
oggi come dei grandi programmi educativi, una forma
di grande pedagogia offerta dalle religioni, dall’eco-
nomia, dal paesaggio, dalla politica, dalla tecnologia,
dall’etica. Le civiltà appaiono allora come giganteschi
processi educativi che modellano la società, la cultura
e la personalità, lasciando segni profondi e duraturi su
miliardi di persone.
Le civiltà nascono con le città.
La rivoluzione dell’età del bronzo ha prodotto la cultura
delle città. È infatti dal latino civitas, la città, che deriva la
stessa parola “civiltà”. La cultura della città, nata in Me-
sopotamia e in Egitto intorno al 3000 a.C. e poi diffusasi
anche in altre parti dell’Eurasia, ha prodotto forme di alta
cultura con tutte le sue manifestazioni come la scrittura,
la pittura, l’alta cucina, la musica. Le civiltà sorgono con
le città e gli imperi agro-letterari che accumulano se-
menti, grazie al perfezionamento dell’agricoltura, e sa- tra il paesaggio, la cultura e l’organizzazione sociale e
peri, grazie all’invenzione della scrittura. la dimensione politica. Ci sono potenze di mare e po-
Certo, rimane sempre il dubbio che l’idea o il concetto di tenze di terra, libere e spregiudicate le prime, conserva-
civiltà sia qualcosa di troppo grande per poter essere com- trici e legate allo spazio vitale le seconde. Tra la casa e la
preso e ridotto a qualcosa di reale e identificabile. Uno nave non ci possono essere legami. Per Jünger Oriente e
strumento ideologico per teorizzare magari uno scontro Occidente non sono solo luoghi storici e geopolitici, ma
tra le civiltà. Ma la stessa concettualizzazione può essere due dimensioni o metafore fondamentali che possono
utilizzata anche per praticare invece un dialogo tra ci- essere presenti in ogni civiltà, in ogni cultura e persino
viltà, fino a pensare di creare una civiltà del mondo, ca- in ogni essere umano. L’Oriente è il simbolo elementare
pace di far convivere la ricchezza delle differenze con la della necessità, del destino, della fatalità, della quiete,
comunità degli intenti. dell’immobilità, dell’eternità. L’Occidente è libertà, sto-
ria, decisione, azione, mobilità, temporalità. L’opposi-
TRA ORIENTE E OCCIDENTE zione è tra Mythos e Ethos, in ultima istanza tra dispo-
Il mondo è oggi diviso in lingue e culture (più di seimila), tismo e libertà.
in nazioni (più di duecento), in civiltà (almeno cinque). Per altri autori l’Oriente è sempre stato pensato come ciò
Possiamo ridurre ancora il discorso a due più grandi pro- che manca all’Occidente, con un legame dialettico di at-
spettive quali quelle di Oriente e Occidente? Possono es- trazione e repulsione. Per altri ancora la mente orientale
sere concetti utili oppure sono delle categorie arbitrarie e è diversa da quella occidentale ma è anche complemen-
quindi inutili? tare, ognuno è quello che manca all’altro, ognuno è il
Certo la mente corre subito alla guerra in Ucraina, dove simbolo reciproco del Diverso.
si fronteggiano l’Europa occidentale e i suoi alleati con la Se l’opposizione che abbiamo provato a delineare ha
Russia, potenza dell’Europa orientale. Così come corre una qualche realtà, si pone una domanda ulteriore. Tra
al fronteggiarsi degli Stati Uniti e della Cina nel nuovo Oriente e Occidente, qual è il ruolo dell’Europa? È evi-
mare decisivo, l’Oceano Pacifico. Ma il pensiero può dente che l’Europa rappresenta in pieno la civiltà occi-
andare anche a un famoso dibattito tra due grandi intel- dentale ma, al contempo, la sua natura non imperiale le
lettuali tedeschi del secondo dopoguerra, Carl Schmitt e permette di sfruttare la sua curiosità e la sua capacità di
Ernst Jünger. Il primo sa che esiste un legame profondo dialogo. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.
NUOVO NEWS n. 243 ottobre 2023 7