Page 27 - DEMO Un mondo di parole classe 5
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1        scheda laBoraTorio




                                                 BuLLY E IL GATTInO


                  (Lettura dell’insegnante)



                  Bisogna ricorrere a misure molto energi-
                  che per far capire a un cane vivace e avi-
                  do di preda che il gatto, il tasso, il coniglio
                  o qualunque altra bestia con la quale esso

                  deve d’ora in poi condividere la casa del
                  padrone, non solo non può venir divora-
                  ta, ma deve essere per lui assolutamente

                  intoccabile,  tabù.  quando  molti  anni  fa
                  tirai  fuori  dalla  cesta  il  mio  primo  gatti-
                  no, Bully, implacabile cacciatore di gatti,
                  accorse pieno di speranze facendo udire
                  il suo guaito profondo simile a un ululato e

                  agitò vivacemente il suo minuscolo pezzetto di
                  coda, ben convinto che gli avessi portato il gattino solo per procurargli la gioia di
                  scrollarlo fino a farlo morire.

                  la sua speranza non era ingiustificata, perché già molte volte gli avevo portato degli
                  orsacchiotti o dei gattini di stoffa, o altri simili giocattoli fuori uso, ed era stato vera-
                  mente buffo vederlo baloccarsi con quelle prede fittizie. Ora invece questo gattino
                  doveva essere tabù e Bully rimase estremamente deluso del mio divieto di fargli del
                  male. Trattandosi di un cane di buona indole, assai affezionato e ubbidiente, non

                  c’era molto rischio che, conoscendo il mio divieto, gli facesse del male.
                  Non gli impedii di avvicinarsi lentamente alla bestiola, annusandola con molta cura,
                  mentre tutto il suo corpo tremava di rapace eccitazione e il suo bel pelo lisco e splen-

                  dente si arruffava sulle spalle. Al gatto non fece nulla, ma di tanto in tanto sollevava
                  lo sguardo verso di me, guaendo con la sua profonda voce di basso, agitando la coda
                  e, fermo sul posto, pestando il pavimento con le quattro zampe. Voleva invitarmi a
                  dare finalmente inizio al sospirato gioco di malmenare e scuotere a morte quel nuo-
                  vo meraviglioso pupazzo. Ma poiché io continuavo a dire “no!” con enfasi crescente

                  e con il dito alzato, Bully mi lanciò uno sguardo come se dubitasse della mia salute
                  mentale, poi diede al gattino un’ultima occhiata piena di disprezzo e disinteresse,
                  abbassò le orecchie, emise un profondo sospiro come solo un bulldog sa fare e, sal-

                  tando sul divano, vi si acciambellò sopra.
                  Da quel momento egli ignorò totalmente il micio e già fin dal primo giorno lo lasciai
                  senza sorveglianza con il nuovo coinquilino, perché sapevo che di lui potevo fidarmi.


                                                     (da K. lorenz, L’anello di re Salomone, Adelphi edizioni, Milano 2000)

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