Page 9 - Nuovo Gulliver News Febbraio 2024 - Demo Rivista Cartacea
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indicare qualcosa di sacro che non deve essere oltrepas-
sato né modificato arbitrariamente. Limite può significare
anche qualcosa che contiene, qualcosa di limitato, perché
l’illimitato, l’infinito non è contenuto da niente. Limite può
avere anche il connotato di tragico, ovvero un punto che
se viene oltrepassato provoca conseguenze tragiche. Ma
limite può significare anche senso della misura, equilibrio,
senso della sfumatura, qualcosa che non si impone ma che
cerca la conciliazione con ciò che gli si oppone. Limite
può voler dire anche contenimento e auto-contenimento
di ogni libido dominandi, di ogni desiderio illimitato di
potere e di ogni volontà di potenza.
Abbattere i limiti ha senso nell’ottica della tensione dell’u-
manità per cercare di migliorare la propria condizione,
sarebbe invece un’azione sciagurata abbattere il limite
inteso come “misura”.
LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ
In genere la parola limite non piace, in particolare non
piace al pensiero moderno. La modernità ha lottato con-
tro i limiti intesi come vincoli: quello della sottomissione,
quello dell’ignoranza, quello della povertà. Il pensiero © Freepik.com
moderno ha promosso le rivoluzioni che hanno cercato
di emancipare gli esseri umani dalle catene che li tene- crati e le grandi imprese globali. Essa indica in realtà un
vano prigionieri da millenni. No limits, questo è stato il passaggio da una civiltà a un’altra. Un’impresa immensa
programma della modernità. Ma adesso siamo alla fine di che può e deve essere accompagnata da una forma di edu-
questa parabola. Lo sviluppo tecnologico, il dominio della cazione all’autolimitazione volontaria, di pedagogia del
natura non è più una forma di liberazione, ma si sta tra- limite contro l’imperativo della performance e del supe-
sformando in una nuova forma di schiavitù distruttiva. La ramento continuo dei limiti.
parola d’ordine della modernità è stata “libertà”. Quella Ma se l’etica della responsabilità teorizzata da Jonas si
attuale dovrebbe essere “responsabilità”. Come ha detto basa sulla “paura euristica”, sul principio di precauzione,
il grande filosofo Hans Jonas, la massima fondamentale ovvero sulla paura altruistica che non teme per sé ma per
su cui si basa il “principio responsabilità” adatto a un’era le generazioni future e invita a «prestare più ascolto alla
come la nostra è la seguente: «Agisci in modo che le con- profezia di sventura che non a quella di salvezza», così non
seguenze della tua azione siano compatibili con la perma- può essere per l’educazione. Non si può educare basan-
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nenza di un’autentica vita umana sulla Terra» . La soprav- dosi su una pedagogia della paura della catastrofe. Ma si
vivenza delle generazioni future non deve mai essere la può e si deve educare a una pedagogia del “catastrofismo
posta in gioco delle azioni che intraprendiamo. illuminato”, ovvero del limite, perché dal limite si impara,
dalla catastrofe no.
EDUCARE ALL’AUTOREGOLAZIONE Senza dover ridurre la nostra vita a un ascetismo di massa,
Dobbiamo imparare a contenere i nostri bisogni e le no- il rispetto del Pianeta è possibile e auspicabile. Non signi-
stre capacità di soddisfarli. Dobbiamo pensare a forme di fica povertà o assenza di progetti, ma è esso stesso un pro-
decrescita economica. La tanto declamata transizione eco- getto fattibile e desiderabile. Anzi potrebbe aprire forme di
logica indica molto di più di quello che indicano i tecno- vita persino più felici e desiderabili di quelle che stiamo
vivendo oggi. Concepire un’idea nuova di liberazione da
1. Jonas H. (2002), Il principio responsabilità. Un’etica per la civiltà tutto il superfluo che ingombra le nostre vite recuperando
tecnologica, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino (edizione originale in
tedesco 1979). l’essenziale.
NUOVO NEWS n. 247 febbraio 2024 7