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disabilità e inclusione
Autismo e pensiero visivo
Silverman, che ha introdotto i due concetti di auditory-
sequential learner e di visual-spatial learner, è prevalente in
di Laura BARBIRATO molti soggetti e soprattutto in quelli con disturbo dello spet-
Dirigente scolastica
tro autistico. I soggetti visual-spatial hanno uno stile (o mo-
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dalità) di pensiero prevalentemente visivo: il visual thinking,
che significa essenzialmente pensare per immagini, attra-
e fino a non molto tempo fa si riteneva che il disturbo verso un’elaborazione degli stimoli di tipo visivo, anziché
Sautistico fosse una sorta di “malattia incurabile”, oggi, tramite parole ed elaborazione di tipo uditivo. Molti pro-
grazie ai progressi della ricerca sia nel campo clinico sia in blemi nascono dal fatto che in genere la scuola privilegia
quello educativo, sappiamo che questa condizione può es- metodologie adatte a soggetti auditory-sequential.
sere sempre meglio compresa e che si possono Temple Grandin (un’autrice con disturbo auti-
così attuare interventi educativi funzionali allo stico) afferma che il pensiero visivo è da consi-
sviluppo di una vita piena e significativa. derare un punto di forza e non un effetto colla-
Il bambino con disturbo dello spettro autistico terale di un “cattivo cablaggio cerebrale” nelle
presenta un profilo cognitivo che si differenzia persone con autismo. Un bambino potrebbe
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rispetto a quello dei coetanei “neurotipici”, esprimersi con un linguaggio verbale minimo
ma, più che cercare gli elementi di distinzione o addirittura assente, ma siamo davvero sicuri
o addirittura i deficit, è importante capire quali © Freepik.com che questo implichi la mancanza di pensieri,
siano le caratteristiche del suo funzionamento. preferenze o idee? Potrebbe essere che egli nella sua mente
Gli studi di Howard Gardner ci hanno portato a riconoscere traduca le proprie esperienze di vita in immagini: è un lin-
una serie di forme di potenzialità, che possono attuarsi in guaggio diverso da quello che la maggior parte delle per-
ciascuno in misura diversa in relazione a fattori biologici, sone utilizza per parlare (anche per parlare con se stesse),
esperienziali, culturali e motivazionali. Gardner definisce ma non è meno legittimo.
“intelligenze” queste forme diverse di potenzialità, che È necessario adattarsi a questa forma di pensiero se si vuole
vanno a costituire nella loro combinazione ogni irripeti- sintonizzarsi con il bambino e aiutarlo a evolvere in modo
bile profilo intellettivo; tra esse l’intelligenza spaziale, che significativo. Dedicheremo perciò nel corso dell’annata al-
viene definita come la capacità di «percepire il mondo vi- cuni articoli alla presentazione di metodologie e strumenti
sivo con precisione, di eseguire trasformazioni e modifiche idonei a sollecitare il pensiero visivo nei bambini con di-
delle proprie percezioni iniziali e di riuscire a ricreare aspetti sturbo dello spettro autistico, in modo da consentire attra-
della propria esperienza visiva, persino in assenza di stimoli verso di esso l’accesso a forme di comunicazione e ad ap-
fisici rilevanti» . prendimenti progressivamente più evoluti.
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Questa forma di intelligenza visiva è parte del corredo co-
gnitivo di ogni persona, ma, secondo la psicologa Linda
2. Silverman L. K. (2002), Upside-Down Brilliance: The Visual-Spatial
Learner, DeLeon Publishing, Denver.
1. Gardner H. (1999), Una molteplicità di intelligenze, in Le scienze dossier. 3. Grandin T. (2001), Pensare in immagini e altre testimonianze della mia
Edizione italiana di Scientific American, n. 1. vita di autistica, Erickson, Trento.
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